mercoledì 13 febbraio 2019

Evoland: Legendary Edition - Recensione


È la prima volta che mi trovo in una situazione del genere. Come sapete io sono un fan dei prodotti sviluppati dai ragazzi di Shiro Games (ricordate la mia preview di Northgard?) e questo grazie ad Evoland, un progetto il cui scopo è quello di rendere omaggio, per quanto possibile ed in maneira coesa e coerente, alla storia del medium videoludico. Ho giocato ad entrambi i titoli della saga, recensendo il secondo capitolo per I love videogames e dedicandogli un video sul mio canale youtube.
Ora, con l'approdo su console del progetto con la raccolta Legendary Collection (che include entrambi i giochi) ho avuto modo di poter testare la versione PS4 dei titoli dovendo, per la prima volta, recensire per la seconda volta qualcosa.
Pensavo potesse uscirne un'operazione sterile, invece si è rivelata un'esperienza molto più interessante del previsto: tutto viene messo in prospettiva, saltano all'occhio cose magari sfuggite diversi anni fa, ne vengono ridimensionate altre ed altro ancora.
Per cui, senza perdere ulteriore tempo, vi lascio alla lettura.


Evoland può essere definito, letteralmente, come un brand in costante evoluzione sotto tutti i punti di vista.
Il primo titolo, messo ora in prospettiva, rivela, infatti, tutti i limiti di un progetto che risulta essere in fin dei conti un interessante prototipo di quello che sarebbe poi diventato Evoland 2.
In questo primo capitolo vestiremo i panni di Clink un giovane avventuriero catapultato, forse un po' troppo casualmente, in una breve avventura che funge più da pretesto per ripercorrere alcune delle tappe di stile, tecnologia e genere che hanno caratterizzato i decenni dell'industria videoludica. I due pilastri, in questo caso, sono senza alcun dubbio Zelda e Final Fantasy (non a caso il protagonista prende il nome di Clink) sia per quanto riguarda il gameplay che la narrazione, a cui si affiancano alcune sezioni prese di peso da Diablo, parodizzandone gli schemi in maniera molto intelligente ed altre piccole chicche.


Tra i due, Evoland è infatti quello che incarna maggiormente il concetto di evoluzione del medium, scandendo con regolarità la trasformazione del gioco attraverso trasformazioni continue, cadenzate, fin nel più piccolo dettaglio: si parte da scenari 8 bit, privi di suoni, in cui dovremo imparare a muoverci per poi scoprire elementi dello scenario di ogni sorta come nemici, punti di salvataggio, musiche, fino a giuggere, step by step ad intere renderizzazioni tridimensionali, colori più sgargianti e ambienti, in generale più "ricchi" sotto ogni punto di vista, non disdegnando qualche breve incursione nel mondo del puzzle solving che sfruttino questa caratteristica del gioco.


Come detto però questa struttura rivela anche quell'ingenuità di fondo che pernea tutto il progetto, al tempo incapace di uscire dalla sua zona di sicurezza, limitandosi a proporre un'idea senza però averla ancora del tutto a fuoco.
A riprova di questo troviamo un intreccio del tutto funzionale e citazionista che, seppur godibile nella sua semplicità (ci si sbizzarrisce a trovare citazioni più o meno esplicite in ogni dove), non lascia molto una volta giunti ai titoli di coda, se non, come detto, un'idea che si sarebbe poi rivelata vincente in un secondo momento.


Come anticipato, anche il gameplay è un tributo diretto (seppure più basilare nella forma) di quanto offerto dalle prime avventure di Link e dell'opera magna di Square Enix, con una prima parte di avventura più vicina alla creatura di Nintendo e la seconda più affine al mondo dei jrpg, con un combat system che passa da scontri in tempo reale ad una struttura a turni non disdegnando però, come anticipato un paio di paragrafi sopra, una capatina nel mondo degli hack n' slash. Tale passaggio è sottolineato non soltanto da un combat system in cui fa capolino una struttura di combo, ma anche dalla presenza di un vero e proprio dungeon, un sistema di equipaggiamento che fa il verso alla produzione Blizzard, orde di nemici aggressivi, loot ed un cambio netto d'atmosfera generale.


Parlando di atmosfera  non si può evitare di parlare di quello che è probabilmente il comparto che maggiormente enfatizza la caratteristica mutevole ed evolutiva della produzione, vale a dire quello artistico.
Da questo punto di vista il titolo fa di tutto per offrirci un quadro il più completo possible per cercare di omaggiare la storia del videogioco, perdendo un po' di smalto nelle sezioni tridimensionali, fin troppo minimali e spoglie, ma restando comunque gradevole.
Sul fronte delle musiche invece ci troviamo di fronte ad un lavoro funzionale che viaggia di pari passo alle possiblità della produzione, con poche tracce che accompagnano bene la progressione senza però restare impressa nel giocatore.


In fin dei contì, però, nonostante i limiti e le ingenuità, Evoland resta comunque un piacevole antipasto prima di procedere al piatto forte del menù.


Evoland 2 è, infatti, il naturale approdo del processo creativo portato avanti dai ragazzi di Shiro Games con questo progetto. Il secondo capitolo espande a dismisura tutto ciò che di buono era stato messo sul tavolo con il titolo originale.
Abbiamo finalmente a che fare con una storia ben strutturata e dalla discreta longevità e che si mescola in maniera intelligente con la filosofia dell'evoluzione del medium introducendo il concetto di viaggi nel tempo.
Certo, va detto che non sempre tutti i nodi vengono al pettine in maniera convincente quando si ha a che fare con alterazioni temporali, non mancando paradossi risolti in maniera poco elegante e un finale che lascia un leggero senso d'incompiutezza in bocca, ma nonostante questola storia di Kuro e dei suoi compagni a spasso nelle pieghe del tempo si lascia seguire con piacere.


Il gameplay è forse il comparto che ha subito il maggior numero di attenzioni nel corso dello sviluppo. 
Qui la varietà delle situazioni di gioco esplode (pur lasciando predominante la componente da adventure game tipica di Zelda) spaziando dai fighting game, agli shoot 'em up con visuale a volo d'uccello, passando per picchiaduro a scorrimento, platform sino ad arrivare agli strategici a turni (con tanto di un rudimentale sistema di progressione delle unità) e addirittura ai rhythm game.
Il tutto sempre molto essenziale ma ben contestualizzato nelle specifiche situazioni di gioco.
Non può poi mancare un minigioco di carte (presente, in maniera differente, anche nel primo capitolo, ma qui del tutto rivisto), che prende, seppur in maniera molto meno elaborata, quelle che sono le dinamiche del Gwent proponendo così uno svago, intuitivo, immediato e divertente (che è diventato come una sorta di droga per me).


Anche il comparto artistico ha compiuto un vero e proprio salto di qualità. Le aree di gioco si riempiono di colori, elementi a schermo e dettagli, le fasi 3D sono finalmente una vera gioia per gli occhi ed ora la mappa di gioco, sempre nel contesto tridimensionale, guadagna una certa sfericità che dona all'esplorazione un tocco del tutto diverso e più definito.
Stesso discorso per le musiche. Finalmente abbiamo tra le mani una vera colonna sonora, orecchiabile, variegata, ben contestualizzata e con, addirittura, alcune tracce memorabili (che son finite nella mia playlist sin dai tempi della release originale su PC).


E fin qui ho, esposto, a grandi linee, quello che sono i due prodotti in sé, identici alle versioni originali, ma questa Legendary Edition, a detta degli svilupaptori (con cui ho avuto il piacere di fare diverse chiacchierate), portava in dote alcune migliorie tecniche interessanti, tra cui risoluzioni di bug ed un miglioramento generale del comparto tecnico con migliorie un po' ovunque.
Ed è qui che, purtroppo, l'offerta inizia a presentare (almeno per il momento) qualche crepa non tanto trascurabile.
Non sono infatti mancati sporadici crash di entrambi i giochi nel corso delle mie prove ma ancora più grave è la presenza di alcuni gravi glitch e bug grafici che affliggono i mondi 3D di Evoland 2. In queste fasi, esplorando le case della città principale del gioco, Genova, ho assistito alla costante scomparsa del mio personaggio, degli NPC presenti negli edifici e di alcuni componenti dello scenario. Ovviamente, adottando alcuni stratagemmi (affidandosi, ad esempio, alle ombre che restano, inquietantemente, presenti) è possibile districarsi anche in alcune fasi in cui è obbligatorio muoversi all'interno delle suddette abitazioni, ma resta comunque un problema sgradevole, un pugno in un occhio che potrebbe rovinare l'esperienza di molti giocatori.
Purtroppo da tale problema non scampa neanche il cardgame a cui facevo cenno poc'anzi. Mi son ritrovato a giocare partite intere totalmente alla cieca a causa dello schermo che diviene, inesorabilmente, blu. Capirete che nonostante si possano padroneggiare le meccaniche nel minigioco risulta molto difficile, se non impossibile in alcuni casi, sperare di vincere questi scontri, essenziali per ottenere le carte per completare il proprio mazzo.
Una nota stonata ma purtroppo forte che va ad intaccare un'esperienza piacevole e ben realizzata (ma a chi il team ha garantito di voler porre rimedio il prima possibile con una patch correttiva).


Nonostante quest'ultima digressione non troppo felice non posso che consigliarvi Evoland: Legendary Edition, vuoi perché è una saga a cui sono legato, vuoi perché comunque parliamo di una coppia di produzioni che valgono la spesa (come detto il primo va testato proprio per capire l'intento degli autori), fatto sta che a mio avviso dovreste dargli una chance, specie se non li aveste ancora recuperati su PC. Vedrete che non ve ne pentirete.


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