Come ogni anno, nel periodo primaverile, si tiene a Bologna il Future Film Festival, uno dei più interessanti festival cinematografici in circolazione. Perché? Perché quello che ci troviamo di fronte è un festival rivolto ad un pubblico giovane, o meglio ad un pubblico che sia in grado di ampliare i suoi orizzonti. Non a caso da molti anni il cinema d'animazione (e non solo) orientale ed europeo la fa da padrone, spesso con film che gli spettatori nostrani non avrebbero modo di visionare. Il tutto accompagnato da incontri, spettacoli gratuiti all'aperto e proiezioni di un numero smodato di corti.
Quest'anno poi, ad attrarmi ancora di più è stato il tema dell'evento, "Welcome Aliens". La fantascienza è stato infatti uno dei leitmotiv principali della ricca sei giorni. E io da fan di fantascienza quale sono non volevo di certo tirarmi in dietro. Ma la volete sapere una cosa? Di tutto quello che son riuscito a vedere, per assurdo, niente faceva parte della suddetta categoria. Stessa cosa con le premiazioni finali (nessuno dei corti o delle pellicole vincitrici era tra quelle da me visionate). Il motivo è molto semplice, la mancanza di tempo del sottoscritto all'avvicinarsi di un esame (29 per la cronaca). Eppure non volevo perdere l'occasione e mi son fatto un piano d'azione che mi avrebbe permesso di vedere almeno una quantità minima di eventi, a differenza degli scorsi anni (sempre gli esami, questi maledetti). Quello che vi propongo quindi è solo un'assaggio di quello che il Future FIlm Festival ha saputo offrire, ma spero che possa spingervi a prendervi parte nel corso della prossima edizione.
Partiamo subito alla grande con uno dei titoli più attesi dal pubblico senza alcun dubbio, vale a dire The Boy and the Beast di Mamoru Hosoda.
La pellicola è stata osannata in ogni dove come un'assoluto capolavoro dell'autore di Summer Wars e The Wolf Children, io non la vedo propriamente così, ma ci arriveremo presto.
Si tratta di un buon film? Sicuramente. Però non un assoluto capolavoro (termine sin troppo abusato a mio parere), ma che di certo svetta nel mercato più commerciale, grazie ad animazioni fantastiche, musiche coinvolgenti ed alcune sequenze davvero adrenaliniche (le parti più riflessive di contraltare purtroppo restano vittima di qualche cliché e banalità di troppo) ad accompagnare una trama sostanzialmente solida nella sua semplicità. La storia che ci troviamo di fronte è sostanzialmente un racconto di crescita e maturazione reciproca, di confronto, di amicizia che sfocia in qualcosa di simile a quello che è il rapporto tra padre e figlio.
Insomma una pellicola certamente consigliata che però non raggiunge quei picchi di eccellenza di cui si parla tanto in questi giorni.
Psiconautas, di Alberto Vazquez e Pedro Rivero, seconda proiezione a cui ho assistito, è forse uno dei due progetti più interessanti da me visionati. La trama intreccia diverse storie di alcuni degli animali antropomorfi che abitano un'isola trasformatasi in una sorta di paesaggio post apocalittico dopo l'esplosione della centrale nucleare presente su un lato di essa.
Se non bastassero le tinte cupe ed i disegni alle volte grotteschi (in senso puramente estetico) a far capire che quella che ci troviamo di fronte non è una pellicola per bambini ci pensano le tematiche a metterlo in chiaro sin dai primi minuti: morte onnipresente, abuso di droghe, violenza, crimine organizzato, corruzione ed una spruzzata di gore che vanno ad aprire a ventaglio un intreccio che prende avvio da una tematica fortemente ambientalista ma che sfocia in tutt'altro, mantenendo però una sorta circolarità. Se proprio dobbiamo andare a cercare il pelo nell'uovo forse alcuni elementi non sono esplorati in maniera efficace e risultano essere poco chiari e non comprensibili a chiunque.
Interessante e d'impatto.
Sabato si è aperto con la seconda delle due pellicole di cui parlavo poc'anzi, vale a dire Long Way North, film d'avventura del francese Remi Chaye che vede come protagonista la giovane aristocratica amante dell'avventura Sasha in viaggio verso il Polo Nord alla ricerca di suo nonno Oloukine, famoso esploratore scomparso nel corso della sua ultima impresa.
Se il viaggio di Sasha ricalca a pieno gli stilemi classici dei libri e dei romanzi di genere (seppur in modo eccellente ed efficace) ciò che fa spiccare questo film sono sicuramente il comparto sonoro, registico (che ci consegna scorci naturalistici estremamente evocativi) e quello artistico.
I disegni sono infatti qualcosa di sublime, esaltati ulteriormente da animazioni fluide, merito in parte di un saggio impiego della computer grafica.
So che tutti forse mi prenderete per pazzo, ma The Ninja War of Torakage mi ha sorpreso. Eh già, un film di questo tipo è riuscito a stupirmi.
Il primo pensiero che mi balzò per la testa nel momento in cui vidi il film nel programma del festival fu quello di una pellicola di serie B che però volesse tentare a tutti i costi di mostrare una certa seriosità.
Fortunatamente non è così.
Quello che ci siamo trovati di fronte, io e gli altri spettatori, è stato qualcosa di totalmente differente. Un film sì estremamente trash, ma consapevole di questa sua condizione. Gli sceneggiatori ed il regista hanno quindi potuto dare sfogo a tutta la loro follia tra camei improbabili e decontestualizzati, sfondamenti della quarta parete, parodie di tutti quelli che sono i classici del cinema d'azione giapponese ed orientale e scene bizzarre a dir poco.
Giusto per esser chiari, la sala è esplosa in un boato all'annuncio di un sequel poco prima dei titoli di coda.
Se siete amanti del trash dagli occhi a mandorla, buttateci un'occhio.
Come detto però al Future Film Festival c'è spazio per altro oltre alle canoniche proiezioni in sala. Di fianco a queste ultime, infatti, troviamo tantissimi altri eventi come l'interessantissimo seminario dedicato al libro di
Simone Arcagnani "
Visioni Digitali", incentrato sull'importanza del mondo digitale, dei videogame,e di tutte le altre nuove forme di media moderni nel mondo dell'intrattenimento e della cultura dei giorni nostri. Ma ovviamente la parte del leone spetta di certo alla proiezione dei corti in piazza proposti ogni sera. Purtroppo ho potuto assistere soltanto alla sessione di mercoledì 4 Maggio, e mi sento di consigliare sopratutto
Deus Ex Therapis e
Crabe Phare, senza nulla togliere a la maggior parte degli altri ovviamente (
potrete in ogni caso trovare un'elenco completo di questi ultimi nel sito del festival).
Insomma, questa è stata la mia, purtroppo, limitata esperienza al Future Film Festival di quest'anno, spero comunque di avervi fatto interessare a questo interessantissimo evento che si tiene ogni anno a Bologna e a cui tento costantemente di partecipare con mediocri risultati da tre anni a questa parte a causa dei continui impegni.
Prima di salutarvi però, voglio lasciarvi con i vari vincitori del Festival (nessuno appartenenti al piccolo gruppo di quelli da me visionati), e lo faccio con un pizzico di orgoglio personale visto che tra i membri della giuria c'era anche uno dei miei mentori, Mario Bellina.
Platinum Grand Prize: Phantom Boy
Menzione speciale: Extraordinary Tales
Miglior Cortometraggio: Le bruit du gris
Menzione speciale: Tanzok
Premio Franco La Polla: "Io-giocatore, Io-avatar: meccanismi metaforici di autoriflessione nel videogioco"
Premio 12 ore di scrittura animata: MADDIE MADDOX
Menzione speciale: Blue Planet Vacancy
Miglior Corto - Premio del pubblico: We can't live without Cosmos
Miglior Corto -Premio del pubblico On-line: ORIPEAUX