Ed eccoci qui, a parlare di quello che è stato probabilmente il film d'animazione più atteso del 2015. Inside Out era infatti chiamato al non facile compito di dimostrare che la Pixar non vivesse soltanto della fama creatasi attorno allo studio negli ultimi vent'anni (Eh sì son passati vent'anni da quando Toy Story ha dato la spinta decisiva allo studio americano verso l'olimpo dell'animazione), perché diciamocelo chiaramente, film come i due Cars (specie il secondo capitolo) chi mai li avrebbe notati se non ci fosse stato sopra il logo con Luxo al posto della "I"?
Sarà riuscita la pellicola a tenere alto lo stendardo del tocco Pixar? Scopriamolo.
AVVISO: UNA PARTE A FORTE RISCHIO SPOILER VERRA' EVIDENZIATA IN MANIERA EVIDENTE COSI' DA EVITARE SGRADITE SORPRESE A CHI NON ABBIA ANCORA VISTO IL FILM
Inside Out ha una premessa semplice e non così originale come molti credono, anzi il team è partito proprio dalla storia degli omini del cervello (perfino in "Esplorando il corpo umano" c'era qualcosa di simile) per sviluppare una storia avvincente, fresca e che potesse stare al pari con le produzioni storiche della società statunitense.
Le vicende Ruotano attorno alle cinque incarnazioni di una ragazzina di undici anni di nome
Riley:
Gioia, Tristezza, Rabbia, Disgusto e Paura che cercano di gestire al meglio la vita della bambina. Proprio come lei, però anche loro sono ancora degli esseri ingenui che vedono il mondo attraverso gli occhi di Riley, non sono esseri onniscienti, ma plasmati dall'esperienza, ancora in una certa misura egoisti, che agiscono non in funzione della ragazzina ma in qualche misura (inconsciamente) per proprio tornaconto personale. Il film quindi va a focalizzarsi in un momento molto delicato, un passaggio fondamentale nella vita di una persona, il periodo della prima adolescenza (subito prima della pubertà). Il tutto ulteriormente aggravato, da un lato da un imprevisto trasferimento dal Montana a San Francisco e, dall'altro, da una sorta di "malfunzionamento"(se così possiamo chiamarlo) di Tristezza che la porta a corrompere i ricordi base della ragazzina (ricolmi di gioia) andando così ad inficiare su tutto ciò che l'ha formata sino a quel momento e costringendo Gioia e lei stessa a partire per un'avventura al fine di ristabilire lo status quo.
Fondamentalmente Inside Out è la storia di una sconfitta, che porta però una vittoria. La sconfitta di
un'infanzia spensierata che permette però l'entrata, lentamente, nel mondo degli adulti. Come ho già detto, infatti, le emozioni di Riley dimostrano a più riprese un egoismo quasi infantile, incapaci di sapersi approcciare ad un mondo fisicamente ed intellettualmente a loro estraneo, e sarà quindi necessario evolversi e maturare per poter affrontare le nuove sfide offerte dalla vita. E gli sceneggiatori hanno deciso di sottolineare questo aspetto con una certa vena di cinismo, in maniera più adulta del previsto, sbattendo in faccia la realtà a cinque esseri che sino a quel momento hanno vissuto in una prigione dorata. Gioia, protagonista della pellicola, è infatti una figura ambigua, che vive su di un piedistallo, convinta della sua superiorità ed incapace di comprendere l'utilità del suo opposto Tristezza, vedendola soltanto qualcosa di inutile, se non dannoso al benessere della sua protetta: "Riley DEVE essere felice". Tutte le sue convinzioni cadranno come un castello di carte con il prosieguo del film, e la sua maturazione è sicuramente quella meglio riuscita assieme a Tristezza, che finalmente scopre di non essere un peso ma, piuttosto
una parte integrante di un meccanismo che può essere realmente efficiente soltanto se tutti e cinque i suoi ingranaggi cooperano al meglio. Vediamo infatti come ogni elemento lavora per conto proprio, cercando in ogni momento di surclassare gli altri ma, proprio come i bambini, alla continua ricerca di una guida. Vedere Rabbia, Disgusto e Paura persi senza la guida di Gioia e incapace di trovare una soluzione più efficace della fuga da un problema fa capire come il loro percorso di maturazione debba compiersi. E questa è forse una delle prime note dolenti del film. Se infatti da un lato gli opposti per eccellenza, Gioia e Tristezza comprendono in maniera profonda, e traumatica, il loro rapporto di reciprocità, gli altri tre hanno un cambiamento sin troppo improvviso, quasi da Deus Ex Machina.
Concetto che si realizza invece proprio con il motore scatenante degli eventi, Tristezza.
Come già detto, l'avventura prenderà il via da un errore dell'emozione Blu che tenterà di corrompere con la sua emozione i ricordi base di Riley. La forzatura non sta nell'errore in quanto lei compie volontariamente quest'azione ma sta nel fatto che quest'azione non viene spiegata o giustificata al meglio ("Non lo so che mi prende"). Insomma Tristezza vuole quei ricordi, di punto in bianco, ma non sa il perché. Non è chiaro quindi se possa essere legato alla crescita della ragazza, al trasferimento, o ad altro. Insomma potrebbero esserci anche molte spiegazioni, anche plausibili, a questo gesto ma il film non lo esplica. E, in altri frangenti avrebbe anche potuto funzionare, ma essendo l'espediente che da il via all'avventura delle due protagoniste sarebbe stato il caso di fare chiarezza sulla cosa, spendendo qualche minuto in più sul personaggio, che nei primi venti minuti, sostanzialmente, fa cazzate randomicamente(che ci sia un discorso sulla spontaneità della tristezza? Difficile dirlo).
È necessario spendere due parole poi sulla stessa Riley. Ho sentito diverse critiche sul come sia un
personaggio per cui sia praticamente impossibile provare empatia poiché, in realtà, non "proverebbe emozioni" ma sarebbe guidata da esse. Beh, è così, il film stesso parte dal concetto secondo cui le nostre emozioni avrebbero vita propria e quindi ci guiderebbero consapevolmente nel corso della nostra vita. E quindi Riley risulta essere sia il veicolo di espressione delle cinque emozioni che, allo stesso tempo il mondo all'interno del quale si svolgono le vicende (espletate in alcuni frangenti, poi, attraverso delle scene legate alla ragazzina). È insomma una nave che necessita di un capitano ed una ciurma ben organizzata per poter funzionare, è sì un personaggio ma sopratutto un vettore.
Ovviamente il film è carico di citazionismo e rifermenti ai cliché emotivi di un ragazzino e non solo.
Si passa ad esempio dalla rappresentazione del percorso con la lava fra i mobili tipica dei bambini sino alle emozioni di coloro che si muovono attorno a Riley, da adulti stressati dal lavoro, un padre, in quanto uomo, fissato con lo sport, sino ad un coetaneo nerd con crisi di panico alla vista di una ragazza e ad un gatto che, beh...fa il gatto. Il tutto condito anche da rimandi alla cultura pop come un laboratorio dei sogni pensato come uno studios di Hollywood con tanto di Star ed effetti speciali (ho adorato quella parte).
La regia digitale del film fa al meglio il suo lavoro sottolineando sopratutto l'immensità di certi paesaggi e la monumentalità delle strutture che vengono a crearsi all'interno di una persona.
Sul lato artistico il lavoro svolto dal team è encomiabile. A spiccare sono senza dubbio i cinque protagonisti che incarnano al meglio ogni emozione da loro rappresentata (oltre a quella base infatti ognuno ha anche altre caratteristiche legate ad essa). Poi, come già accennato, le strutture labirintiche e mastodontiche, ma dal design semplice e funzionale, evidenziano ancora di più le potenzialità del nostro cervello. Il tutto condito da scelte cromatiche vivaci e dalla scelta di dare un tocco "vaporoso"(?) agli "eroi" della vicenda, sottolineando così la loro caratteristica di personaggi a metà strada tra il reale e l'irreale.
C'è però una questione spinosa sulla quale voglio dire la mia. Molti infatti hanno criticato il pianto di Gioia. La protagonista ormai giunta al punto di rottura emotiva dopo essersi convinta di aver perso tutto quello in cui credeva ed essersi ritrovata nella discarica dove i ricordi superflui vengono fatti sparire, piange e sfoga tutto il suo dolore. Ovviamente a logica questo avrebbe poco senso, essendo le emozioni degli assoluti significherebbe che loro stessi sono in grado di provare emozioni, e quindi di avere al loro interno i loro stessi corrispettivi. Beh questo potrebbe risultare vero ad una prima occhiata, Ma non sarebbe quindi giusto focalizzarsi soltanto su Gioia. La stessa critica potrebbe essere mossa, sopratutto, a Tristezza. Perché sorride?
Beh la spiegazione è più semplice del previsto, da entrambe le parti. Il pianto liberatorio di Gioia è il modo rappresentativo più efficace per esprimere la sua crisi, il suo mutamento e la sua presa di coscienza del fatto che tutto sta cambiando attorno a lei e deve essere in grado di poter adattarsi al cambiamento e non scomparire (lasciando quindi Riley da sola). Allo stesso tempo le emozioni si influenzano e si comprendono vicendevolmente, in un'amalgama che ha il suo apice nel finale ma che vediamo anche costantemente nelle emozioni dei suoi genitori, molto più compatte e simili rispetto a quelle della ragazzina, simbolo del raggiungimento di un equilibrio dovuto alla maturità acquisita.
L'altro punto scottante è sicuramente Bing Bong, l'amico immaginario di Riley. O meglio, la morte di Bing Bong. Questo è un punto fondamentale della trama, egli infatti si sacrifica per salvare Gioia dal baratro e farla tornare dalla sua adorata bambina con la quale a condiviso sogni e speranze tipiche della sua età (andare sulla Luna con un razzo alimentato a canzoni). La sequenza è forse una delle più toccanti della pellicola e si chiude con la richiesta dello strambo personaggio all'emozione gialla di portare Riley sulla Luna. Fin qui nulla di male, anzi tutt'altro, a simboleggiare l'abbandono dell'innocenza infantile con la scomparsa totale (nella discarica i ricordi vengono definitivamente cancellati) dell'amico immaginario. Purtroppo però la frase non ha un eco esplicito nel finale. Non ci sono infatti più riferimenti a viaggi spaziali o simili, dando così l'idea che quel momento toccante, e sopratutto la frase, siano stati inseriti più per far piangere la platea che per congiungerli al futuro della ragazza. Si potrebbe obiettare che, ovviamente, essendo passato soltanto un anno nell'epilogo Riley è ancora troppo piccola (12 anni) per poter fare l'astronauta ma un riferimento ad un suo possibile interesse allo spazio non avrebbe guastato (es. lei che legge una rivista della NASA).
Sbavature, che però fanno sentire, enormemente il proprio peso sul giudizio finale.
Prima di passare alla conclusione è necessario anche spendere due parole sul classico corto che ormai accompagna sempre i classici Disney e Pixar (non capisco perché non lo facciano anche con i film Marvel, visto che questi corti ci sono): Lava.
Negli ultimi anni sembra che la storia d'amore sia il fulcro dei corti d'animazione ad alto budget (escluso ovviamente, stando all'accezione classica di Amore, "La Luna", ma sarebbe un discorso troppo ampio) il problema è che lava non si avvicina minimamente agli standard offerti, ad esempio, da Paperman (sia a livello artistico che narrativo).
Lava è infatti una prova di stile, impeccabile, se non sublime, a livello grafico, con colori vivaci che risaltano in ogni momento, e un design che gode di alti e bassi (la "vulcanessa"(?) è fantastica da questo punta di vista). Ma per il resto non ha nulla di particolare, e che perde anche molto nella versione italiana con giochi di parole, che per motivi logistici, sono stati rimossi ed una storia banale ulteriormente mortificato da un finale da Happy Ending che poteva tranquillamente essere evitato.
Insomma, se non si considera nel pacchetto il poco riuscito Lava, Inside Out si difende egregiamente
ma non risulta essere il capolavoro preannunciato da un anno. Sicuramente un ottimo prodotto, in cui quasi tutto funziona al meglio e nel quale le sbavature sono da ricercare nella sceneggiatura e, probabilmente, in una post produzione in cui sono state tagliate alcune scene importanti (sperando sia questo il motivo). Sicuramente uno dei migliori film d'animazione di quest'anno ed uno dei migliori film Pixar degli ultimi anni (non che fosse così difficile ad essere onesti) che saprà intrattenervi con momenti di profonda ironia ed altri toccanti. Il tutto condito da una regia ed un design estremamente funzionali e ben realizzati.