martedì 24 dicembre 2019

Gris - Recensione


Ormai l'anno volge al termine, siamo alle soglie del Natale, e quindi mi sembra più che opportuno chiudere questo 2019 del blog (la lista most wanted, come da tradizione, giungerà ad inizio anno) con un bel regalo, che non è la recensione in sé ma il protagonista al suo interno ovvero quel Gris di Nomada Studio di cui vi ho tanto parlato.



Le teorie sui "cinque stadi del cordoglio" sono una tematica che nel mondo videoludico sono state spesso sfruttate negli ultimi anni, sopratutto in ambito indie (ricordiamo ad esempio Rime) ed i motivi di tale interesse da parte degli sviluppatori sono presto detti: essi permettono di creare una sorta di ritmicità della narrazione, con cambi netti sia di ambientazione, che di ritmo che, addirittura, di gameplay (lo stadio della rabbia offre la possibilità di creare dinamiche notevolmente diverse da quelle dello sconforto o della negazione). Inoltre, risultano molto funzionali per dar vita ad una certa "catena" emotiva, una sorta di escalation continua che porta, solitamente, ad una sublimazione dello stato d'animo del giocatore nelle ultime battute.
Una, passatemi il termine, "paraculata" che però, se gestita nel modo giusto, regala non poche soddisfazioni. E per fortuna questo è proprio il caso di Gris.


Se penso a Gris, le prime parole che mi vengono in mente sono "eleganza" e "delicatezza", termini che denotano come il team di sviluppo sia stato in grado di dar vita al viaggio interiore della protagonista con cura maniacale e rispetto per l'utente finale, riuscendo a non scadere mai nel banale e nel patetismo gratuito pur affrontando un tema così delicato come l'accettazione della morte.
E ciò è stato possibile grazie all'amalgama dei vari elementi che compongono l'opera.
A partire da un gameplay di chiara derivazione platform che è però consapevole del suo ruolo, non diventa mai invasivo ed accompagna ritmicamente il prosieguo della vicenda, da varietà all'azione ma non la svilisce con una futile ricerca della sfida ma piuttosto si accompagna alla narrazione (le nuove abilità sbloccate dalla protagonista seguono sempre un filo logico conduttore, più tematico che puramente ludico).
E credo che, ancora una volta, dobbiamo ringraziare Journey per essere arrivati a questo.


Ovviamente credo che sia chiaro però che a risplendere maggiormente sia il comparto artistico dell'opera. È difficile esprimersi in tal senso perché visivamente parla da sé. L'uso dei colori conquista sin dal primo impatto, ma è quando ci si muove all'interno di quel mondo che il lavoro creativo del team esplode tra animazioni fluide, chiaramente ispirate al mondo dell'animazione tradizionale, che esaltano quel senso di delicatezza ed eleganza di cui parlavo pocanzi. Ed a ciò va ad aggiungersi un comparto sonoro che coglie perfettamente ogni momento dell'avventura, alimentandone il potere emozionale ma senza mai sforzarlo o sminuirlo.


Non credo che serva aggiungere altro per parlarvi di Gris se non invitarvi a dargli una sincera chance così da poter scoprire una piccola perla del mercato indipendente (e negli studi di Devolver Digital, come sempre, hanno avuto l'occhio lungo) dell'ultimo anno lasciandovi anche qualcosa una volta giunti ai titoli di coda.

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