sabato 25 novembre 2017

Oure: review del nuovo titolo Heavy Spectrum


La review di oggi ha per protagonista un titolo che ha non poche affinità, per quanto riguarda concept e meccaniche, con Aer - Memories of Old, di cui vi avevo parlato qualche giorno fa.
Oure è apparso come un filmine a ciel sereno riuscendo a spiazzare, positivamente, per diversi motivi.
Ma non perdiamoci in chiacchiere e procediamo con la recensione.


La prima sorpresa fatta dal titolo è sicuramente legata indissolubilmente al suo annuncio. Se avete seguito il pre-show di Playstation in occasione della Paris Games Week ve ne sarete di certo accorti. Full Spectrum, team di sviluppo alle spalle del progetto, lo presentò in tale occasione, rilasciandolo nel medesimo momento. Lo strappo di un cerotto in pratica.
In più, ho nominato Full Spectrum. Avete presente chi sono? Sono gli autori del remake di Shadow of the Beast. Fa strano vederli passare da un action 2.5D pieno di sangue e smembramenti ad un adventure-game con venature da open world, ambientato tra le nuvole e con protagonisti dei bambini con il potere di trasformarsi in draghi.
A dimostrazione delle capacità dei ragazzi della software house nel reinventarsi, nel mutare radicalmente toni e meccaniche delle proprie produzioni mantenendo un certo livello di qualità.


La terza ed ultima causa di stupore per il sottoscritto è, senza alcun dubbio, il gioco stesso. La mia preoccupazione, tolto il fascino intrinseco del dover impersonare un drago, era quella di avere a che fare con l'ennesimo scimmiottamento di Journey: un titolo estremamente lineare che cercasse in qualche modo di far emergere un certo sentire senza però raggiungere i livelli qualitativi della produzione That Game Company (e chi mi segue avrà di certo un déjà vu). Spesso e volentieri, gli sviluppatori, cercano di dare un tono ai loro progetto sciorinando la solita raffigurazione del sogno o della morte non riuscendo però a tenere salde le redini di una direzione di questo tipo, non sempre vincente.
Full spectrum, invece, si è rivelata assolutamente "onesta" sia negli intenti che nella messa in pratica degli stessi.

È chiara, infatti. sia la volontà di dar vita ad una sorta di mito di formazione a cui viene affiancato il desiderio di far provare al giocatore la sensazione unica del potersi librare al di sopra delle nuvole acquisendo le fattezze di una fiera creatura della leggenda.


Come detto, vestiremo i panni di un bambino o di una bambina che, una volta varcato un portale fatto di luce si ritroverà catapultato in un mondo fatto di nuvole e strane reliquie al cui centro si staglia una gigantesca torre nera (ciao King) e, sopratutto, con la capacità di tramutarsi in un drago.
Il nostro scopo sarà quindi quello di sfruttare tali poteri per richiamare e placare 8 leggendari Titani in modo da riportare l'armonia in un mondo devastato da un'antica guerra (con qualche rimando no troppo velato a Matrix, ad esempio). Scopriremo questi dettagli grazie ai vari collezionabili sparsi nel gioco ed ad alcuni dialoghi con gli otto immensi golem.
Insomma, affronteremo il classico viaggio dell'eroe, in cui il piccolo protagonista dovrà imbarcarsi per un'avventura più grande di lui maturando e prendendo coscienza di sé e del suo posto nell'universo.


Come avrete capito, mi son trovato a fare i conti con un'opera ispirata da un'altro dei miei giochi preferiti di sempre: Shadow of the Colossus, almeno per quanto riguarda una parte della componente prettamente ludica.
Sostanzialmente potremo muoverci liberamente all'interno di questa vasta porzione di cielo raccogliendo sfere di vario colore (le blu sono la "valuta di gioco" mentre le altre potenziano le nostre capacità come la stamina o il raggio entro il quale possiamo attirare a noi i suddetti globi) e scoprendo le reliquie sparse al suo interno. All'interno di questa HUB centrale si trovano anche otto antenne che, una volta attivate, richiameranno ognuna il rispettivo gigante.
A questo punto si passa dall'esplorazione libera allo "scontro" con queste mastodontiche creature, che si rivelano una sorta di puzzle viventi. Il che richiederà una certa capacità di analisi della situazione (e in alcuni casi un minimo di riflessi) per capire come poter raggiungere dei cristalli da staccare dai loro corpi.


Di certo, però, le sensazioni più belle si provano svolazzando di nuvola in nuvola. Si prova un vero senso di libertà, di leggerezza, si sente tutta la consistenza delle nuvole vaporosa delle nuvole nelle quali ci immergeremo. Muoversi tra i tunnel ricoperti di bianca morbidezza, saltellare di cumulo in cumulo e cercare di raggiungere gli addensamenti di nubi più alti grazie ai movimenti sinuosi, delicati ma decisi del nostro drago è qualcosa di davvero unico.
Il tutto è ulteriormente potenziato dall'art direction fatta di luci soffuse e morbide, colori piatti e modelli semplici che combaciano perfettamente con quello che è il mood della produzione.
Consiglio perciò di togliere, sin da subito, attraverso le opzioni, l'indicatore a schermo dell'energia rimasta (ripreso a pié pari da Breath of the Wild) totalmente fuori contesto, affidandosi totalmente al tatuaggio luminoso sulla schiena del rettile fluttuante (che ha la stessa funzione della sciarpa del nomade di Journey) così da non intaccare l'immersività con trovate sì funzionali ma tutt'altro che armoniche ed eleganti.


Se non posso che fare un plauso per la colonna sonora, capace di adattarsi perfettamente alle singole situazioni, due parole le vorrei spendere sul comparto animazioni e la telecamera.
Se abbiamo a che fare un un drago sinuoso, costantemente in movimento e totalmente snodabile, altrettanta non è la cura riposta nei movimenti del bambino che risulta, rigido, legnoso ed estremamente semplificato nelle movenze, stridendo con quanto di bello proposto nelle fasi in aria.
Di alti e bassi soffre anche l'occhio virtuale, non sempre in grado di seguire in modo efficiente le nostre azioni, prodigandosi in zoommate ed allargamenti sin troppo repentini che possono mettere in crisi il giocatore, già alle prese con un set di comandi semplice ed intuitivo ma non sempre responsivo al 100%, a cui vanno aggiunti alcuni strafalcioni quando saremo chiamati a muoverci in spazi angusti in cui la telecamera fa fatica a posizionarsi al meglio.


Che dire, perciò dell'ultima fatica di Full Spectrum? Oure è di certo un titolo da provare nel caso si cerchi un'esperienza che affianchi ad una narrazione onesta la capacità di far provare determinate sensazioni (non voglio sbilanciarmi con il termine "emozioni") grazie alle sue meccaniche di gioco, grazie un un gameplay ed ad un mondo di gioco realizzati attorno ad un concept ben definito come quello dell'impersonare un drago libero di volare tra le nuvole.



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