lunedì 31 agosto 2015

Pixels: Troppa nostalgia può far male

 

I film tratti da videogames da sempre sono oggetto di critiche e non godono di ottima reputazione, ma tra queste ci sono ovviamente delle eccezioni. a ben pensare, infatti, le pellicole di questo genere sono divisibili in due macro categorie ben distinte: il film tratti dai videogiochi e i film ispirati al mondo videoludico. Nel primo caso, a partire dal cult (so bad it's so good ovviamente) Super Mario Bros sino ai Resident Evil che ci accompagnano dai primi anni 2000 sino ad oggi, i titoli di qualità si contano a malapena sulle dita di una mano. Ben diverso è invece il secondo caso, con titoli più o meno validi che sanno esportare al meglio il discorso videoludico al di fuori della zona di riferimento per inserirlo in un contesto cinematografico. Avalon, Tron e War Games sono soltanto alcuni dei tanti esempi possibili di un genere che esplora e porge il giusto tributo a quello che, nel corso del tempo è diventato il mezzo d'intrattenimento per eccellenza, non solo dei più giovani, ma anche di coloro che lo hanno visto nascere e crescere fino alla definitiva affermazione sociale.

Di questa seconda categoria fa parte Pixels, nuovo film di Chris Columbus che vanta nel suo cast
figure di spicco come Adam Sandler (non so se in senso negativo o positivo, devo ammetterlo) e Peter Dinklage. Sarà riuscito questo film a centrare il doppio obiettivo di intrattenere e allo stesso tempo essere rispettoso sia del materiale d'origine (i videogame dei primi anni '80) sia l'evoluzione del media? Nì...ma scopriamolo meglio insieme.



Le premesse narrative del titolo sono allo stesso tempo bizzarre e funzionali. Un messaggio di pace inviato nel 1982 nello spazio per un progetto di ricerca di vita extraterrestre viene mal interpretato da una razza aliena crede che le registrazioni dei videogame presenti all'interno della sonda siano una specie di dichiarazione di guerra. Lanciano così una sfida al pianeta terra ricreando i personaggi dei cabinati ed inviandoli a combattere sul nostro pianeta. Sarà compito di una band di nerd capeggiati da Sandler fermare la catastrofe.

Ecco queste sono le eccentriche premesse che in sostanza sono il sogno di tutti gli amanti dei
videogame: vedere i propri personaggi preferiti prendere vita dinnanzi a i propri occhi. La struttura fondante di questa commedia action sci-fi è quindi intrigante ma si perde spesso in un bicchier d'acqua. Molte delle gag divertono, ma altre non molto (specie quelle dello stesso Sandler, inespressivo come sempre e salvato solo dal doppiaggio).
Registicamente si alternano alcune scene ben girate e pulite, sia durante i vari attacchi alieni che nei momenti più rilassati, ad altre molto confusionarie (l'attacco di Galaga ad esempio).Nulla da dire invece sulle scelte di design digitale dei personaggi videludici trasposti in maniera perfetta dall'era 2D a quella 3D, con colori accesi e da un'effetto neon estremamente azzeccato.



I due veri problemi del film risiedono in due elementi, principalmente: la narrativa ed alcune tematiche trattate. Ma andiamo con ordine.

Molte sono infatti le discordanze logiche presenti all'interno del film. Molte meccaniche risultano poco chiare ed altre molto confuse. Ad esempio, gli alieni ricreano i Videogames, NON SONO i videogames, perché quindi Qbert dovrebbe essere un traditore? O meglio perché, se è stato creato, quando parla sembra come se fosse un vero abitante del pianeta alieno? E questa è forse una delle discordanze più semplici, che potrebbero essere spiegate in mille modi ma che restano molto vaghe e fumose nel film. Al contrario non c'è un minimo di chiarezza sulla questione dei "Trucchi". Carina l'idea di riproporre in versione reale i trucchi dei cabinati, con combinazione di tasti che permettono di avvantaggiarsi in maniera sporca. Sì carino, ma senza un minimo di logica, non viene mostrato il loro funzionamento o il perché sia possibile utilizzarli al di fuori dei videogame. Avrebbe avuto senso se i protagonisti si fossero trovati in un mondo virtuale, ma il loro, è il mondo reale di cui non vengono sconvolte in alcun modo le regole fisiche e quindi vedere una Mini teletrasportarsi senza alcuna spiegazione che non sia "Ha usato i codici" fa storcere molto il naso. Ma questa è solo una minima parte di un discorso approfondibile ulteriormente in separata sede.
Ma se le discordanze narrative possono essere sorvolate, altrettanto non si può fare sulle tematiche.
Il titolo infatti è un tributo al mondo dei videogames ed un tentativo di riportare alla ribalta una categoria di videogiocatori da sempre bistrattata, quella degli anni ottanta. Il problema è che ci si ferma qui ed anzi non c'è un minimo di analisi dell'evoluzione videoludica e sopratutto non c'è un riscatto del videogiocatore, e del mondo  dei videogiochi in toto, ma solo di quella generazione, andando invece, al contrario, a criticare in maniera goffa e superficiale quello che è il videogioco oggi con confronti che denotano come sia del tutto assente un lavoro di analisi sulla storia del media sino ai giorni nostri. Insomma, nonostante le buone intenzioni si scema nel qualunquismo da trentacinquenne frustrato che se ne esce con "Una volta i videogiochi erano più belli ora non hanno nulla" (ma ne parlerò meglio in un video a parte). Insomma si tenta di riscattare la figura del classico nerd ma si finisce con lo sminuire l'immagine del videogame.


Per il resto sicuramente un plauso va fatto al citazionismo che pernea tutta la produzione che non va a
limitarsi al solo campo videoludico ma, al contrario, si estende anche a tutta quella che era la cultura pop dei primi anni ottanta.
Interessante anche la soundtrack, in cui a risaltare è sicuramente la rivisitazione "epicizzata" di "We will Rock you!" dei Queen.




Insomma, Pixels è una buona commedia sci-fi estiva che sicuramente attira con le sue accattivanti premesse e con diversi momenti davvero ben riusciti. Peccato per una narrativa e sopratutto per un superficialità delle tematiche trattate che fanno storcere sin troppo il naso a chi vuole qualcosa di più da quello che dovrebbe essere uno degli emblemi di riscatto di un media che però, all'occhio dei non appassionati, risulta ancora ancorato a vecchi dettami e ne sminuisce, al contrario, tutte le evoluzioni.
Un film adatto ad una serata tra amici che riesce a strappare qualche risata e sicuramente interesserà coloro che riescono a coglierne le varie citazioni, e non solo quelle più esplicite.






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